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Gli specialisti del sistema

Sembrerebbe che il mio lavoro abbia attentato all’esperienza economica occidentale.
Tempo indietro ho osato risollevare la staccionata che delimitava (ma che da anni non delimitava più) l’orto di mia zia Zazà, orto che era devastato dalle incursioni di ogni genere di animale notturno.
Come dite? No, l’orto di zia Zazà non era un giardino, non godeva della tipica bellezza garantita da una gran varietà di bellissimi fiori ma produceva, con estrema semplicità e seguendo il ritmo delle stagioni pomodori, insalate, zucchine, patate, carote ed anche qualche melone. La zia Zazà era una persona particolare, preferiva coltivarsi quel che avrebbe potuto comodamente acquistare in un qualsiasi market.
Come vi dicevo all’inizio di questa mia breve confessione, devo ammettere di essere stato all’origine dei mali del nostro amato e civile occidente.
Mia zia, avendo subito capito che la staccionata da me risollevata avrebbe fermato le visite degli animali che le mangiavano i semi, le piante ed i frutti, emozionandosi di fronte alla mia opera, volle premiarmi con pochi ma molto graditi denari. Confesso di averli accettati con grassa soddisfazione perché ambivo ad averli meritati: la mia “opera” avrebbe permesso maggiori raccolti per gli anni venire. Cioè, capite?, tutto il valore del terreno, le fatiche della povera zia Zazà, la zappatura, la semina e l’innaffiatura, nulla valevano senza quella mia nuova barriera, quella muraglia barbaricida.
Accettai quei soldi con una non celata fierezza personale, subito desiderando di raccontare questo mio successo a mia madre, donna che ha ben dovuto lavorare negli anni su questa mia testolina. Insomma… tra noi e in estrema sincerità… ne avrei di storie da raccontarvi sulle mie marachelle di bambino curioso; lei, mia madre, sempre pronta ad insegnare e perdonare, sempre, per non parlare poi di alcune imprese giovanili, da lei non condivise, generalmente abbonatemi con il sorriso complice di una qualche comare o di un tutore dell’ordine pubblico più che indulgente, direi quasi riconoscente. Niente di grave, sia ben chiaro, per gli attuali canoni prima accettati ed ora imposti dalla moderna sociologia metropolitana.
Figlio degli insegnamenti materni, amico degli amici, complice dei tutori della legge, compare di estemporanei compagni di lotta comune, restavo pur sempre anche nipote di Zazà, e zia Zazà coltivava le verdure in un orto con la staccionata abbattuta.

Fiero ed arricchito nell’animo, intascai il frutto del mio lavoro senza sapere di aver accettato, di fatto, una refurtiva.
Mi si disse: “Così non si fa!”, “Lei merita di marcire in gattabuia insieme alle verdure di tal zia Zazà”. Il giudice si pronunciò in modo chiaro, esemplare: “Si espropri ogni mezzo di produzione asservito a tal illecita condotta, si requisisca la verdura e si restituisca libertà di fisica espressione alle bestioline rinchiuse fuori dall’orto della zia Zazà”. A me si contestò l’esercizio abusivo di attività d’impresa ed una riprovevole quanto imbarazzante azione antisindacale; la condanna fu senza attenuanti, dovetti pagare tra tasse e imposte “una volta et altra mezza l’importo illegalmente detenuto a scopi esclusivamente privatistici” oltre che abbattere gratis la staccionata, ripristinando i diritti precedentemente acquisiti. Alla zia Zazà venne confiscato l’orto, divenuto poi riserva di caccia per il dopolavoro ministeriale centrale.

Vedete, ormai ho riconosciuto che il mio era errore gravissimo e la mia volontà destabilizzatrice della meritoria opera sociale rigorosamente costruita con l’altrui sudore. La zia Zazà, dal canto suo, ha accettato la diagnosi che le hanno formulato, si è sottoposta alle cure prescritte, le hanno riconosciuto anche una specifica pensione affinché il suo caso fosse appurato, accertato e definito; ora frequenta con assiduità il “reparto freschi” di una cooperativa di produzione lavoro e commercio, assecondando l’attitudine sviluppata durante il suo percorso di terapia di recupero.

Esercizio abusivo d’impresa, eh!, io la zia Zazà l’avevamo fatta grossa. Mia madre ha tentato di spiegarmi, ha cercato, a lungo debbo dire, di farmi capire che avrei dovuto aprirmi alla collettività, mi ha confessato che la colpa, in fondo, era la sua. Una sera mi disse: “Caro, non ho saputo donarti il fratello del genere più adatto. Sei figlio unico e non riesci a comprendere la logica che guida l’azione governativa”. Parlammo l’intera serata e poi ancora dall’alba del giorno seguente fino al desinare, volarono parole forti, comunanza e solidarietà, responsabilità e pietà, libertà e regole.
Capii.

Il fratello era l’anello mancante alla mia evoluzione sociale; non necessariamente un fratello speciale, piuttosto un fratello comune. Se avessi avuto un fratello al quale dedicarmi, se avessi avuto un fratello al quale provvedere tramite il mio lavoro, al quale non poter chiedere conto dei frutti a lui destinati, al quale riconoscere parte crescente dei miei guadagni in segno di rispetto dei vincoli di sangue, allora avrei capito e subito definito come abominevole l’accettare i denari dell’empia zia Zazà senza versargli la parte a lui comunque dovuta. Oramai so che svolgere un qualsiasi lavoro richiede non tanto l’abilità per svolgerlo quanto la capacità di comprenderne ed accettare le sublimi regolamentazioni e limitazioni evolutesi nei secoli dei secoli.
No, non avrei mai dovuto accettare quel lavoro offertomi dalla zia senza pagare anticipatamente le imposte e senza rispettare i diritti sindacali che tale attività non poteva non richiedere. La legge non ammette ignoranza e la legge è mantenuta dalle imposte; la legge non poteva essere dalla nostra parte, non poteva e non doveva.
Ora ho capito, ho accettato il percorso formativo pubblico finanziato dalle imposte di chi vive lavorando e che conduce, alla sua naturale scadenza, al diritto di pretendere un posto di lavoro garantito. Mi occupo di trasferire il processo, di cui necessita obbligatoriamente chiunque abbia un minimo di sale in zucca, dell’accesso alle tutele garantite per legge. I massimi esponenti del sistema mi hanno garantito che vi può essere una garanzia per chiunque, basta che si presenti la domanda, che vi è posto per tutti.
Il mio compenso è ormai netto; del lordo non devo interessarmi perché, dicono, è un’invenzione, un frutto della propaganda, non c’è, è pari alla tara per una bilancia, non esiste nella nostra dimensione sociale, non ne è previsto l’accesso in nessun modulo ministeriale perché serve per il sistemare il sistema che è in perenne via di sistemazione, esattamente come sarebbe dovuta restare la staccionata di zia Zazà.

Ho iniziato a scrivere, eccomi qua.
Hanno riconosciuto che una persona del mio accertato livello, con le sue passate esperienze, con la capacità di redimersi e di riconoscere la retta via, deve scrivere, testimoniare continuamente. Mi hanno concesso lunghi periodi di congedo creativo, avete capito? Mi hanno messo costantemente a disposizione una auto blu blindata, un’autista, una scorta e un paio di correttori di bozze.
Il Sistema è grande! Sentite cosa abbiamo appena concordato di scrivere, io ed i miei correttori: “Il sistema è fuori dalla capacità di comprensione dell’uomo comune, trovandosi in una dimensione superiore allo stesso. E’ perciò espressione di salute sociale il provare un personale senso di sommessa insoddisfazione nell’approcciare le modalità di regolamentazione che il Sistema attua; maggiore è la distanza che relega il senso comune dalla comprensione delle modalità citate e maggiore deve essere l’ammirazione tributata per l’alto livello raggiunto dall’Organizzazione, dai suoi membri e dal loro operato”.

L’Organizzazione, siate tranquilli, è allo studio di tecniche sempre nuove e di efficacissime pratiche preventive all’insorgere di qualsiasi vostra patologia … perché la vostra cura è il centro del nostro pubblico fine.

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Published in Racconto breve

10 Comments

  1. Naldino Forti Naldino Forti

    …amo molte regioni dell’Africa dove anche senza la staccionata…tutti rispettano l’orto della Zia ….perche io nell’orto della zia posso Vangare liberamente senza che il vicino invidia la mia fatica ma soprattutto, se desidera qualcosa non ha l’arroganza nel predenderlo secondo le sue usanze ma ti chiede quei prodotti che rivanzano dalla tua produzone….ti lascia i prodotti con i semi, per poter continuare a produrre….. ormai ci hanno tolto il piacere, di aiutare la zia a curare il suo orto ma sopratutto non ci stanno lasciando i semi dei nostri prodotti……. dittatura!!!!!

  2. Filippi Sergio Filippi Sergio

    Mi permetto di consigliare le letture de “Il banchiere anarchico” di Pessoa (ed Passigli) e del saggio di Luigi Corvaglia (omonimo del filosofo mazziniano) su “La sovranità dell’individuo” (www.scarufi.com); entrambe aiutano a maturare un certo disincanto sull’apparenza della libertà per scoprire il circuito linfatico fra anarchismo e liberismo. Poi me ne andrei (come io ho fatto: ma è solo un narcistico consiglio) a cercare il dibattito di fine ottocento fra Giovanni Bovio (mazziniano) e Piero Gori (anarchico, quello di “Addio Lugano bella”)…per concludere che come sosteneva Bovio “anarchico è il pensiero e verso l’anarchia va la storia”. E questo ci riporta a Rousseau ed al suo “Il contratto sociale”….Così, caro Sauro, il cechio si chiude: – senza regole sociali la libertà è esposta alla violenza dell'”homo homini lupus” però con le regole si forma sempre il potere; – il nuovo potere deve essere sempre destrutturato appena tende a trasformarsi in Sistema ma spesso è solo sostituito da uno nuovo. Oggi, però, la fiducia nell’incessante lotta collettiva per maggiori spazi di libertà quale generatrice di progresso sembra essere crollata sotto il peso della contraddizione quotidiana fra “Il grande fratello” e la libertà del Web. Sono però convinto che la libertà come responsabilità individuale verso la collettività rimane sempre il vero nodo della convivenza sociale e del progresso civile…E’ l’assenza di consapevolezza del proprio ruolo sociale che spesso fa reclamare ad alcuni più libertà di impresa solo per costruirsi un nuovo potere (e un nuovo Sistema). Sì, capisco che è dura ma il pendolo fra socialità e individualità continuerà ad oscillare e chiederà sempre a tutti di scegliere se, in quel determinato momento storico, è meglio dare una mano alla prima o alla seconda. E a volte è successo che un Sistema ottuso è stato abbattuto solo grazie alla alleanza fra chi reclama più libertà di azione e chi chiede più tutale sociali. Oggi, uomini come Sauro possono tentare di rappresentare una sintesi non soggetta a derive o frane ideologiche…coraggio!

  3. Donatella Pellerucci Donatella Pellerucci

    E pensare che siamo in molti, una nazione intera, a consumare ciò che questi cuochi ci stanno da anni cucinando, o meglio, propinando. A volte e’ cruda, altre cotta. Altre volte sarebbe decisamente meglio, invece, digiunare.

  4. Pina Pintor Pina Pintor

    Che voglia di orto e aria fresca e pulita! PP

  5. Alessandro Balducci Alessandro Balducci

    E allora ho restituito i soldi alla zia Zaza’ (continuare da paragrafo ….) e sono andato a cercare nuovi amici con cui costruire una staccionata più grande. Qualcuno non sapeva come mettere i chiodi, altri ma ancora non lo sapevamo aspettavano solo che si finisse il lavoro per cominciare a mangiare i frutti dell’orto. Le pettegole e le comari dicevano che nell’ orto facevamo cose inaudite, c’erano cubiste, si facevano orge, si mangiavano bambini conditi con le verdure di Zaza’ e chi non era d’accordo veniva cacciato e magari anche frustato. Ma noi continuavamo a drizzare palizzate, coltivare verdure e ridevamo, tanto che le pettegole che mangiavano alla mensa della Coop e viaggiavano su auto blindata hanno scritto che coltivavamo marijuana. Sono venuti in nostro aiuto, hanno cominciato anche loro a erigere recinti …ma senza cancelli e di filo spinato. Ma questa spero non sia un’altra storia

  6. Guagliozzi Morena Guagliozzi Morena

    E’ un racconto di fantasia ma rispecchia la realta’ del SISTEMA in modo perfetto…purtroppo l’egemonia di mercato e ‘ una triste realta’ a cui tutti in un modo o nell altro ci siamo assoggettati.La liberta di poter scegliere molto spesso ci e’ negata e molto spesso la nostra mente non riesce a liberarsi di certi schemi che ci sono stati imposti, e chi sa di avere il potere e il monopolio di una certa fetta di mercato ne approfitta senza esporre i rischi cercando di approfittare della buona fede o della non conoscenza di chi ha di fronte; e quando riusciamo a capire che possiamo scegliere, ecco che chi ha approfittato del proprio potere cerca di circuirci con mille regole che , se non liberiamo la nostra mente, ci costringono di nuovo a sottostare al SISTEMA. Le regole ci devono essere in una societa civile.Ma una societa’ civile deve sempre darci la liberta e la possibilita’ di poter scegliere.

  7. Giancarlo Sensi Giancarlo Sensi

    Il racconto è fatto molto bene, però è quello che ci meritiamo perchè sono 50 anni che viviamo di promesse prima dell’elezioni, e ricadiamo sempre lì. In primis bisognerebbe cambiare la testa al popolo.

  8. Tiziana Melagrana Tiziana Melagrana

    E’ ora di domandarci NOI CHE COSA POSSIAMO FARE PER IL NOSTRO PAESE e non che cosa possano fare gli altri sempre per noi!!!! (come diceva JOHN KENNEDY)

  9. Tendas Mario Tendas Mario

    Il senso del racconto rispecchia perfettamente la realtà del sistema che, perfettamente organizzato, è riuscito in pochi decenni a soggiogare la nazione e per nazione intendo il popolo. Ci ha portato a subire, con vergognosa sottomissione, tutte le angherie, i balzelli, la burocrazia, le imposte e tributi di ogni genere ed inventiva ecc. ecc.. Sono riusciti col loro potere autoattribuito, perchè non certo voluto dal popolo, ad occupare tutte le cariche dello Stato e si hanno ripartito gran parte delle risorse della nazione assieme ai loro parenti ed amici conniventi.

  10. Federico Dal Bello Federico Dal Bello

    Racconto di “fantasia” molto profondo e pieno di valori e riflessioni ! In modo semplice esprime come la società nella quale viviamo attualmente , sia così ben strutturata da farci credere di essere liberi donandoci false verità ! Più che un racconto di fantasia , a me sembra lo specchio della nostra martoriata società ! La mia modesta opinione è che siamo tutti rinchiusi in una sfera di vetro che ci illude di essere protetti dalle avversità del mondo esterno, ma non ci rendiamo conto che ciò non ci permette di vivere realmente !! Ma è la mia umile e modesta opinione !

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